Europa: La -poco- Prossima Potenza Tech?

Mario Draghi, ex presidente del Consiglio e della Banca Centrale Europea…

…ha recentemente presentato alla Commissione Europea un rapporto sul futuro della competitività dell’UE. Secondo Draghi, l’innovazione tecnologica è uno dei tre pilastri fondamentali per il progresso dell’Europa, insieme alla lotta al cambiamento climatico e alla sicurezza delle materie prime essenziali.

La dipendenza tecnologica europea

Draghi ha sottolineato un problema serio: l’Europa dipende dall’estero per oltre l’80% di prodotti e servizi digitali, infrastrutture e proprietà intellettuale. Questo è particolarmente evidente nel settore dei chip, dominato da pochi giganti globali, dove l’Europa è in ritardo, non disponendo di fonderie in grado di produrre chip all’avanguardia. Lo stesso vale per l’intelligenza artificiale e il cloud computing, dove l’UE fatica a competere.

Le soluzioni per colmare il divario tecnologico

Per ridurre questo gap, Draghi propone che l’Europa promuova una maggiore collaborazione tra i settori e incoraggi la condivisione dei dati. Suggerisce inoltre di concentrarsi su settori strategici, come l’automotive, la robotica, l’energia, la sanità e l’aerospazio, fornendo supporto finanziario alle aziende che operano in questi ambiti. L’obiettivo è accelerare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in queste industrie, che potrebbero guidare la crescita tecnologica europea.

 

Il tema dell’intelligenza artificiale

Un altro punto cruciale riguarda la regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Draghi propone la creazione di “AI Sandbox” a livello europeo, spazi sperimentali in cui le aziende possano testare e sviluppare modelli di intelligenza artificiale in modo sicuro e regolato, ma con meno vincoli burocratici. Questo permetterebbe di migliorare l’innovazione senza infrangere le regole sulla concorrenza.

Le sfide normative e il cloud computing

Tuttavia, Luca Bertuzzi di MLex, citando Draghi, ha evidenziato come normative complesse come il GDPR e l’AI Act, seppur con buone intenzioni, rischiano di soffocare l’innovazione europea, soprattutto per le piccole e medie imprese. Draghi ha avvertito che “con queste leggi stiamo uccidendo le nostre aziende”, rendendo difficile per le imprese europee competere con i colossi globali.

Un esempio evidente è il cloud computing: in questo settore, l’Europa ha già perso terreno. Nessuna azienda europea, infatti, ha raggiunto una capitalizzazione di oltre 100 miliardi di euro negli ultimi 50 anni, mentre negli Stati Uniti le principali aziende tech hanno superato i mille miliardi di dollari di valore. Oggi, tre colossi statunitensi dominano il 65% del mercato globale del cloud, mentre il più grande operatore europeo arriva appena al 2%. Questo potrebbe essere un errore irreversibile per l’Europa, ma è anche un monito a non ripetere gli stessi sbagli in futuro.

Riflessione: i colossi non arretrano facilmente

Qui sorge una questione fondamentale: anche se l’Europa riuscisse a sviluppare nuove tecnologie e a recuperare terreno, è davvero realistico pensare che i giganti che già dominano il mercato lascino facilmente spazio? Le grandi aziende americane e asiatiche hanno risorse enormi, una posizione consolidata e difficilmente arretreranno di fronte a nuove iniziative europee. Questo significa che, oltre a innovare, l’Europa dovrà affrontare una dura competizione per guadagnarsi un posto rilevante in un mercato già dominato.

Un’opportunità nell’aerospazio

Nonostante le difficoltà, Draghi individua nel settore aerospaziale una possibilità concreta di leadership per l’Europa. Propone di aggiornare le regole di governance dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), eliminando il principio del ritorno geografico per selezionare i migliori fornitori e progetti. Inoltre, suggerisce la creazione di un mercato unico per lo spazio e di un Fondo Industriale Spaziale, per sostenere l’innovazione e coordinare gli investimenti pubblici.